Quando Cerci ha esordito con la Roma aveva poco più di 16 anni e un soprannome tra il lusinghiero e il patetico: “l’Henry di Valmontone”. Nella stessa squadra Primavera di Rosi, Curci, Greco e Okaka, Cerci faceva già quello che poi ha fatto per il resto della carriera: dribblare dall’esterno per rientrare sul sinistro e tirare a giro: à la Henry. Ma da Cerci ci si aspettava soprattutto potesse prendere il posto di Totti: nell’idea di una stirpe infinita, dopo De Rossi e Aquilani dalla Primavera sembrava arrivato un altro 10. Dopo vari prestiti torna alla Roma nel 2009, ma di lui si ricorderà solo una doppietta in Europa League contro il CKSA Sofia.
Un mese dopo verrà ceduto alla Fiorentina per 4 milioni di euro. In quel periodo ha detto: “Non sono mai stato paragonato a mezze cartucce, mettiamola così”.
In un’intervista del 2012, appena arrivato a Torino da Firenze, dove aveva fatto terreno bruciato guadagnandosi l’etichetta di bad boy, ha dichiarato: “L’immagine della testa calda non mi appartiene, sono un ragazzo semplicissimo. Non bevo, non fumo e non vado a mignotte, frequento gli amici di sempre. Poi a vent’anni si possono commettere delle piccole cavolate, ma verso di me c’è stato troppo accanimento”.
Cerci non è un bad boy nel modo eccessivo e divertito di Antonio Cassano, ma nel modo autodistruttivo di Mario Balotelli. Come Mario sembra andare in paranoia nel momento in cui l’ambiente attorno a lui inizia a volergli bene, come se si sentisse in dovere di guastare tutto. Quando a Firenze ha cominciato a giocare bene e a segnare non si è goduto il momento, ma ha pensato bene di rinfacciare ai tifosi lo scetticismo iniziale: “Non mi vedranno mai correre sotto la curva. Nemmeno per un gol. Perchè sono stato ferito, ferito dentro”.
Tra le varie leggende proliferate durante la sua permanenza a Firenze ce n’è una particolarmente cattiva. Pare che un giorno si sia rivolto a un tassista chiedendo: “Che è quer coso do’ ce passano tutti?”, riferendosi a Ponte Vecchio. A Firenze si dice anche che girasse per i vicoli del centro con un gatto al guinzaglio, citando forse Gigi Meroni e la sua gallina. In realtà il gatto era un cane, seppure di piccola taglia, e a Cerci a Firenze non voleva bene proprio nessuno. In compenso dopo un po’ si poteva permettere di dire: “L’angolo di Firenze a cui sono più legato? Ponte Vecchio”.
Mentre era ai Mondiali, poco prima di trasferirsi all’Atletico, ha dichiarato: “Sono entrati nel mio cuore e io nel loro, so cosa significa essere tifosi del Toro”. Poco dopo la sua ragazza ha twittato: “Ciao Serie A, ce ne andiamo nel calcio che conta!”. L’esordio con la maglia del Milan è arrivato proprio a Torino, e puntuali i tifosi granata hanno risposto con lo striscione: “Bentornato nel calcio che non conta nulla”.
Nonostante abbia un tatuaggio dedicato alla sua ex squadra con la data e il minuto del suo gol al Genoa dello scorso anno, neanche a Torino Cerci pare aver lasciato amici.
Ma Cerci casca sempre in piedi: “La mia priorità era il Milan, quest’estate volevo restare in Italia e avevo dato la mia disponibilità ai rossoneri. Voglio restare qui oltre i 18 mesi del prestito”.