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O’ Animale in 6 simpatiche dichiarazioni

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«L’altra sera guardavo la Juve contro il Toro e vedere Bonucci protestare mi ha fatto pensare. Mi piacerebbe avere la possibilità di essere in campo oggi, in un Juventus – Torino contro Bonucci. Vederlo così tanto eccitato, euforico, pronto a protestare sempre, mi ha fatto immaginare Pasquale Bruno nel tunnel che dà un pugno in faccia a Bonucci, gli spacca il labbro con cinque punti di sutura e così non parla per cinque mesi. È insopportabile».

Pasquale Bruno ha rilasciato queste dichiarazioni seduto al tavolo di un ristorante, perfettamente rilassato. Bruno è quel genere di persona che, in un momento pacifico e quotidiano, riesce a tirare fuori un monologo dell’odio potente e preciso, violento in ogni dettaglio linguistico.

Pasquale Bruno, detto “O’ Animale”, non era infatti noto solo per la cattiveria agonistica con cui entrava sugli attaccanti avversari, ma anche per le sue dichiarazioni di odio, dette sempre con una verve glaciale, dove il rancore non sembra mai poter sovrastare una profonda razionalità.


Anche se le principali skills di Bruno riguardavano l’assoluta indifferenza verso il pallone dimostrata in certi frangenti. In questo derby pare avesse rifiutato di marcare Casiraghi per troppo odio nei suoi confronti. Allora si è dedicato a Vialli.

Non era solo un giocatore cattivo: “O’ Animale” era un “carattere” vero e proprio, con una consistenza quasi finzionale, su cui Bruno amava lavorare. «A lui fa comodo essere personaggio. Alle volte va fuori di testa, non riesce a controllarsi. Tutto quanto fa parte di un personaggio che lui sta cercando di costruire» aveva detto di lui Emiliano Mondonico, suo allenatore ai tempi del Torino. Per questo Adalberto Bortolotti lo aveva descritto così: «Non un violento ma un esibizionista della violenza». Ho scelto 6 dichiarazioni con cui Pasquale Bruno ha provato a costruire il personaggio di “O’ Animale”.

1. Doppia personalità

«In campo sono molto aggressivo, fuori invece sono una persona rilassata. Mi ricordo il Dr. Jekyll e Mr. Hyde» ha dichiarato in un’intervista alla TV inglese – nel contesto di un programma chiamato “Gazzetta Football Italia”. Bruno in quel periodo poteva andare a giocare al Manchester City. Durante l’intervista Bruno è sempre sorridente ed è inquadrato sul divano mentre guarda Il libro della giungla con in braccio sua figlia.

2. L’importanza della cattiveria

«Se scendessi in campo tranquillo, pensando di fare il fenomeno, farei ridere». Ha dichiarato in un’altra intervista, come se la sua aggressività avesse quindi poi in fondo una ragione tecnica.

3. L’odio verso la Juventus

Pasquale Bruno ha rappresentato uno dei rari casi di giocatore passato dalla Juventus al Torino. Per farsi perdonare il passato il difensore ha applicato i propri principi di moralità. Appena passato in granata, la prima cosa che fece pare fu bruciare una maglia bianconera. Nei derby ha sempre dato dimostrazione di una pazzia sopra la media persino per lui.

Crazy Bruno.

«La odio sportivamente perché sono l’unico giocatore-tifoso in mezzo a tanti giocatori-professionisti».

4. Troll

Pasquale Bruno è stato anche il primo troll della storia del calcio. Dopo l’espulsione ricevuta nel derby con la Juve gli chiesero come avrebbe preso i 4 in pagella; la sua risposta è stata: «I probabili quattro in pagella? A me interessano i quattro miliardi in banca».

5. Non mi arrabbio ma se mi arrabbio…

Per Bruno tutto questo fa probabilmente parte dello show. Per questo può permettersi di dire che, in realtà, lui “le staffe” le ha perse una volta sola: «Terrone, africano, ignorante. Sull’ignorante non si sbagliavano. Mi regolavo di conseguenza. Ma le staffe le ho perse solo quella volta che mollai un pugno a Lerda nel sottopassaggio. Ma lui mi aveva sputato in faccia, e questo non si fa: l’ho aspettato e l’ho massacrato. Io mi sono beccato tre giornate ma lui ha avuto quello che si meritava».


Gianluca Vialli sognava Pasquale Bruno ai tempi, credo.

6. Sadico (però lo aveva avvisato)

In un Torino-Brescia del ’93 Bruno fa un entrata su Florin Raducioiu che lo costringe a mettere nove punti di sutura sulla gamba. Anni dopo, parlando dell’episodio, ha dichiarato: «Ero un “sadico”, perché a me piaceva vedere che gli attaccanti avessero paura. Penso a Florin Raducioiu: eravamo nel sottopassaggio di Torino-Brescia, allora si marcava a uomo. Calcio vero, non come oggi che si gioca con quattro difensori puri. Sapevo che fosse molto veloce e di dover correre molto, quindi nel sottopassaggio vicino alla doccia lo tocco e gli dico: “Oggi non ho voglia di correre”. Lui mi guarda e risponde: “Ma che c… vuoi?”. Dopo venti minuti ho fatto un’entrata brutta, lui suturato con nove punti. Non ho chiesto neanche scusa, però l’avevo avvisato».


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