Cercando su Google “Ravel Morrison Lazio” la prima pagina è dominata da siti inglesi, ma le uniche due notizie presenti sono quella sulla decisione di andare alla Lazio a gennaio 2015 e quella di voler lasciare la Lazio di metà giugno 2015. Dei sei mesi in Italia non si sa altro, perché effettivamente queste sono le uniche due cose successe a Ravel. Le uniche due istantanee che rimarranno sono il selfie con l’accappatoio della Lazio, con cui il giocatore aveva annunciato la sua nuova squadra, e le immagini di Pioli che parla con lui durante gli allenamenti a Formello.
Pare che Morrison non sia riuscito a integrarsi con la nuova squadra; il suo desiderio di lasciare Roma è legato a questa incapacità d’adattamento. Del breve periodo a Roma, di atteggiamenti da bad boy non si hanno notizie, ci sono solo voci di una non eccezionale dedizione in allenamento, ma rispetto alla fama con cui è arrivato si tratta di inezie. Niente talento maledetto, niente atteggiamenti da far impazzire anche i sui più agguerriti fan, solo un ragazzo di 22 anni che non è riuscito (o non ha voluto) rilanciare la sua carriera in un ambiente diverso.
Purtroppo l’autore del video non credo potrà aggiungerne uno futuro con la maglia della Lazio per accompagnare questo di benvenuto.
Non è ovviamente la prima volta che Morrison prova a cambiare realtà. Ferguson è stato il primo a dire che per riuscire ad esplodere sarebbe dovuto andare lontano da Manchester. Perché, sempre per Ferguson, tolti gli atteggiamenti e la vita fuori dal campo, parliamo di un giocatore con talento da top player, sicuramente tra i migliori inglesi della sua generazione. Morrison viene portato allo United a 14 anni e viene considerato da Ferguson “il miglior quattordicenne che abbia mai visto”. Cresciuto con Pogba nelle giovanili allo United, gioca solo tre partite in due anni di professionismo (solo in Coppa di Lega) e al momento del rinnovo del contratto chiede una cifra ritenuta esagerata, che porta l’allenatore scozzese a non accettare la richiesta e a parlare appunto di necessità di lasciare Manchester.
Nel periodo in prima squadra è finito sotto processo prima per aver assalito il testimone di un’accusa contro un suo amico; e poi, in un altro caso finito sulle copertine dei tabloid, multato dalla FA per minacce omofobe su Twitter.
Il cambio di Manchester per Londra a gennaio 2012, dove il West Ham di Sam Allardyce lo prende per una cifra non dichiarata e 25000 sterline allo United per ogni partita giocata, non serve a Morrison per riuscire a sbocciare. Dei tre anni e mezzo di contratto con il West Ham gioca un solo anno effettivo (con 18 partite totali), spezzettato da tre prestiti diversi in Championship (la seconda serie Inglese), dove il suo talento è tale da incidere nonostante la poca disciplina fuori dal campo – nel frattempo viene accusato di aver picchiato e minacciato la findanzata e la madre di lei, finisce in tribunale ma viene assolto. In ogni caso, le prestazioni in seconda serie non bastano per convincere Allardyce che Morrison possa giocare con il West Ham, nonostante abbia mostrato doti talmente rare da meritarsi diverse occasioni di rilancio.
Morrison non è il giocatore tecnico e letargico dal caratteraccio alla Cassano, è piuttosto un giocatore tecnico ma dinamico, capace di coprire tutto il campo con una conduzione di palla in velocità extralusso. Un talento naturale, perfettamente tarato per i ritmi moderni e che può esaltarsi sia con un colpo di tacco pregiato che portandosi a spasso due tre uomini con il pallone attaccato al piede.
Proprio una delle squadre dove meglio ha giocato in prestito sembra l’unica candidata a riportarlo in Inghilterra. Si tratta del Q.P.R., dove in sei mesi ha giocato 15 partite segnando 6 gol e aiutando la promozione in Premier nel 2014, il cui manager Les Ferdinand sta preparando il terreno dichiarando che di ragazzi che fanno errori a 22 anni è pieno il mondo e che lui crede di essere in grado di portare Morrison sulla retta via. Cosa che sperano tutti in Inghilterra, soprattutto Ferguson.